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Ducati, la passione italiana di Herr Volkswagen

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giandarks4r
view post Posted on 26/3/2012, 15:59





Ducati, la passione italiana di Herr Volkswagen....



economia-281




In Germania lo sanno tutti. Anche se si parla di un possibile acquirente indiano, di una quotazione a Hong Kong o di un interessamento di Mercedes o di Bmw (smentito seccamente dal ceo della casa automobilistica bavarese Norbert Reithofer), Ducati finirà nel Gruppo Volkswagen.
C’è grande interesse dei tedeschi per un motore che sviluppa 200 cavalli in mille centimetri cubici, per una tecnologia che si integrerebbe bene con le conoscenze di Volkswagen nel settore della mobilità. Oppure si sussurra che l’Unione europea starebbe pensando di inserire anche le moto nel calcolo delle emissioni per i costruttori di auto. Ma la vera ragione è un’altra.
E ha un nome e un cognome: Ferdinand Piech, presidente del consiglio di sorveglianza del gruppo Volkswagen.
Lui, un autentico patito delle due ruote, ha sempre ripetuto che la sua prima motocicletta era stata una Ducati e non ha mai nascosto di essersi pentito per non aver comprato l’azienda di Borgo Panigale quando era in vendita nel 2005. Ora che l’occasione si ripresenta, non se la lascerà scappare. E ha voluto persino assegnare all’operazione un nome in codice: «Eagle».
L’operazione Aquila, che dovrebbe concludersi entro fine aprile, prevede due diligence, visite negli stabilimenti emiliani e una trattativa in esclusiva che sarebbe cominciata prima dell’intervista al Financial Times con cui Andrea Bonomi, presidente del fondo Investindustrial, proprietario di Ducati, ha di fatto messo sul mercato l’azienda bolognese.
Piech, classe 1937, è uno degli uomini più ricchi in Germania ed è di gran lunga il personaggio più influente a Wolfsburg, sede del Gruppo Volkswagen. È uno dei nipoti di Ferdinand Porsche, l’industriale che ha disegnato il primo Maggiolino e guidato Volkswagen fino all’epurazione seguita alla caduta del nazismo. Ingegnere, ha lavorato nella Porsche fondata dal nonno ed è poi entrato in Audi come capo reparto nel 1972.
Tre anni dopo era nel consiglio di amministrazione e dieci anni dopo amministratore delegato. Altri due lustri per diventare numero uno dell’intero gruppo, fino al 2002 quando è diventato presidente del consiglio di sorveglianza.
Dodici figli da quattro mogli, dislessico, Piech è considerato un genio e il vero motore del grande sviluppo del gruppo negli ultimi anni. A lui si devono innovazioni tecnologiche come la trazione integrale Quattro, la scelta di uomini fondamentali come il comasco Walter De Silva, che ora disegna tutti i nuovi modelli del gruppo, e operazioni spettacolari come l’acquisizione di Porsche che aveva tentato di scalare il gruppo di Wolfsburg.
Piech è una sorta di Sergio Marchionne al cubo, perché conosce l’azienda come le sue tasche, ha masticato motori e storia dell’automobile fin dall’infanzia ed è un tecnico. Se desidera comprare la Ducati, c’è una sola cosa che potrebbe farlo desistere: un prezzo esorbitante. Sembra che Volkswagen, attraverso Audi, il marchio premium del gruppo tedesco, abbia proposto la cifra di 850 milioni di euro, meno del miliardo di euro chiesto da Bonomi, e su questa base si sta discutendo. Ma il vero nodo è il debito.
Si parla di 800 milioni, che porterebbe il valore dell’azienda a 50 milioni, ma anche di 200 milioni, che comporterebbe un esborso di 650 milioni. Il Fondo Investindustrial aveva speso 390 milioni nel 2008 per il delisting della società e l’acquisizione dell’85%. Ogni cifra, però, è irrisoria rispetto al bilancio del costruttore tedesco, che ha chiuso il 2011 con un utile netto di 15,4 miliardi, 159 miliardi di ricavi (+25%) con 8,2 milioni di vetture vendute in tutto il mondo e una previsione di spesa di 64 miliardi in investimenti fino al 2018 con un lancio di 40 nuove vetture nel 2012.
Ducati, invece, ha un fatturato di circa 480 milioni, ha venduto 42 mila moto nel 2011 e vale il 10,5% del mercato delle moto sportive a livello mondiale. Ha 950 dipendenti a Bologna più altri 200 negli stabilimenti in Thailandia e Brasile.
Se l’operazione Eagle andasse in porto sarebbe l’ennesima riprova di quanto conti il nostro Paese nelle strategie di sviluppo del costruttore tedesco. Infatti ci sono già tre pilastri industriali, diversi uomini di nazionalità italiana ai vertici del gruppo in Germania e un sogno nel cassetto che potrebbe prima o poi concretizzarsi. Il primo pilastro, Volkswagen Group Italia, da anni guidata da Giuseppe Tartaglione, è tra le prime 25 aziende italiane per fatturato e circa mille dipendenti. Il secondo pilastro, Lamborghini, il costruttore di bolidi sportivi di Sant’Agata Bolognese acquisita nel 1998 da Audi, lo scorso anno ha venduto 1.600 vetture in tutto il mondo.
L’ultimo pilastro, ma solo in ordine di tempo, è la Italdesign di Giorgetto Giugiaro acquisita due anni fa da Lamborghini per sostenere lo sviluppo dei nuovi prodotti di tutto il gruppo. A Wolfsburg, invece, lavorano molti uomini che hanno lasciato Fiat e l’Italia. Oltre a Da Silva – che dopo aver disegnato la Alfa Romeo 159, ha seguito Seat e ora guida una mega struttura di centinaia di persone che creano tutti i modelli del gruppo – il più noto è Luca De Meo.
Il suo nome è legato al lancio della nuova Fiat 500, ma ora è a capo di tutto il marketing di Wolfsburg.



FONTE: Franco Oppedisano

P.S. Guarda se la Ducati c'e guadagna co sta storia ..
 
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